mercoledì 21 dicembre 2011

Maggioranza politica e maggioranza gastronomica

Già da lontano avevo fatto sommessamente notare come la maggioranza in commissione di vigilanza RAI sia rimasta quella di una volta, nonostante l'apparente frattura Lega-PDL.
Oggi, in Senato, abbiamo un'altra prova di come la maggioranza politica sia una cosa, però quando c'è da spartire, da controllare, dove si mangia, Lega e PDL sono ancora ben alleati.
Insomma, la Lega sarà all'opposizione, ma quando siamo a tavola, la Lega è sempre la solita: o mangia o regge la forchetta.

sabato 17 dicembre 2011

Civis Toscanus sum

Pisa, palazzo dei congressi, 12 gennaio 2010: Enrico Rossi apre la sua campagna elettorale per diventare Presidente della Regione Toscana.
Palazzo dei congressi strapieno, platea al buio, così sono costretti ad ascoltare invece che a chiacchierare. Apre la serata un operaio straniero (rumeno?) che parla l'italiano meglio di uno dei due consiglieri regionali del PD di Pisa (e non peggio dell'altro).
Tutto questo serve a chiedersi una cosa: perché una persona che vive nel nostro Paese, parla la nostra lingua (meglio anche del Sindaco di Adro, per capirsi), lavora nel nostro Paese, paga le tasse nel nostro Paese (a differenza di questo tizio qui, per esempio, e di molti altri), non possa votare.
Firenze, oggi, Piazza Santa Croce: Enrico Rossi, Presidente della Regione Toscana, chiede che ai senegalesi feriti dalla furia omicida del pazzo di Casapound sia data la cittadinanza italiana.
Enrico Rossi, il Presidente di cui andiamo così orgogliosi, che da sempre afferma, in ogni occasione, che ai bambini di stranieri nati in terra italiana, dovrebbe spettare di diritto la cittadinanza italiana.
Le cose oggi sono un po' cambiate, il Governo è diverso da quando Enrico è diventato presidente della Regione, ed è più possibilista su questo tema.
Io vorrei, una volta tanto, che Enrico facesse di più, uno scatto in avanti, che dimostri come la Toscana sia ancora oggi terra di civiltà, di integrazione e di accoglienza.
A tutti i bambini nati in Toscana, figli di italiani o di stranieri, sia data simbolicamente la cittadinanza toscana. Certo, è solo una cosa simbolica. Però a volte è dai simboli che si deve partire.
E vediamo se qualche altra Regione ci viene dietro...

venerdì 16 dicembre 2011

Io l'ho sempre detto che era forte...

Un collega, uno dei fondatori dei RicAt, uno bravo, ma soprattutto un amico.
Che tiene alta la reputazione del CNR e della nostra Area di Ricerca.

Bravo e grazie, Mizio.

Bersani e Cambursano

Ho molto apprezzato le parole di Bersani nel dibattito parlamentare di oggi.
E sinceramente credo che, una volta tanto, in un Paese che pare tornare lentamente (o forse si avvia a diventare per la prima volta) un Paese Normale, la linea della responsabilità paghi.
Il PD può e deve fare di più, potrebbe ricordare al Paese che Monti non è incisivo come potrebbe perché deve pagare il prezzo dell'appoggio strumentale del PDL, ma Bersani oggi è stato veramente bravo, perché almeno ha inchiodato alle loro responsabilità pregresse il PDL e anche e soprattutto la Lega.
Stamani è anche successa una cosa grave, che consegna a Di Pietro la patente definitiva di demagogo e irresponsabile. Sarà dura ricostruire il filo dell'alleanza "naturale" delle forze del centrosinistra.

Per questo, per me, tra le cose da segnalare di oggi c'è la dichiarazione di voto di Cambursano.
Cambursano, chi era costui?
Semplicemente un deputato dell'Italia dei Valori che, in dissenso con il proprio partito, per responsabilità, ha deciso di votare a favore del Governo Monti.
Il Partito di Di Pietro è totalmente monocratico, forse peggio del PDL, la selezione della classe dirigente pessima, tanto è vero che molti ex-deputati dell'IDV, dopo un periodo di sottomessa obbedienza al capo, fanno il salto di casacca, senza alcuna coerenza politica.
Ecco, che un deputato dell'IDV sfidi Di Pietro in Parlamento, senza abbandonare il proprio Partito e che un deputato dell'IDV sia responsabile a me pare proprio una notizia. E, volendo essere ottimisti, anche il segnale che si possa costruire un'alleanza di centrosinistra lasciando i demagoghi fuori dalla porta.

Il PD che mi piace, la Toscana che mi piace

La reazione di Enrico Rossi al folle gesto razzista di Firenze è di quelle che ti lasciano orgoglioso di essere toscano.
Questo volantino, è di quelli che ti lasciano orgogliosi di essere del PD, del PD della Toscana.
Pippo Civati, che di battaglie contro il razzismo e la stupidità può insegnare qualcosa a tutti noi, dice: "mi permetto di aggiungere tutta Italia".
Ecco, questa cosa la dovrebbe dire quanto prima il segretario nazionale del PD (e magari anche il Presidente del Consiglio).

martedì 13 dicembre 2011

Uomini e bestie

Se ne parlava proprio ieri.
"I razzisti vanno contrastati in tutti i modi. Anche con l'ironia, perché farli sentire idioti è il primo modo per farli smettere di essere bestie e farli diventare umani."
La differenza è che oggi non c'è nessun motivo, e nessuna voglia, di fare ironia.
Una bestia bianca che uccide uomini neri, nella culla del Rinascimento.

lunedì 12 dicembre 2011

Contro il razzismo. Sempre.

Ho sempre guardato al diverso più con curiosità che con paura. Sarà per i valori che mi hanno trasmesso i miei genitori e i miei nonni, sarà perché sin da piccolissimo mi divertivo a interagire con gli stranieri che venivano a fare campeggio in Italia.
Sarà perché sono nato dalla parte giusta del mondo, non tra gli ultimi e nemmeno tra i penultimi (termine rubato a Ilda Curti), ma in una famiglia che, senza grandi mezzi economici e con il limite dell'ossessione di mio padre di voler guidare, e la sua fobia per il volo, ha sempre pensato che viaggiare fosse una delle cose più importanti ed educative che ci siano. Viaggiare, vedere e toccare con mano la diversità, è il modo migliore per sviluppare la tolleranza.
Poi cresci e ti rendi conto che il razzismo è una cosa naturale, l'istinto che ti rimane in eredità da quando gli uomini erano animali e non persone civili. Poi cresci e ti rendi conto che la paura del diverso è soprattutto paura della miseria, della povertà, di dover dividere le tue risorse con altri.
Non mi scorderò mai di quando arrivarono i primi immigrati magrebini ai Boschi, un paese comunista e solidale, e si crearono i primi disagi. Perché le stesse persone che sulla spiaggia erano gentili con i vu' cumprà, ci scherzavano come si fa con gli amici, e magari gli offrivano due fette di pane al pomodoro e un po' d'acqua, non volevano i marocchini come vicini. Una parte della comunità, i miei in testa insieme a Sonia, si adoperò per far cadere la barriera di diffidenza e disagio reciproco, e tutto si risolse. Però non mi scorderò mai come, nell'incontro pubblico che venne organizzato, un bravissimo signore antirazzista snocciolò i dati degli stranieri residenti a Lari: "X marocchini, X senegalesi, X tunisini...e poi vabbé, 2 tedeschi in pensione, 3 svizzeri e 2 americani di Camp Darby".

Non avevo ancora 18 anni, ma mi alzai in piedi: Scusi, perché ha detto vabbé? Sono stranieri anche loro, no? E aggiunsi provocatoriamente: uno degli americani di Camp Darby è anche nero...allora non è il colore della pelle il problema, il problema sono i poveri.

Più che giro il mondo a spaccare pietre, più mi accorgo che avevo drammaticamente ragione: il colore della pelle non conta (quasi) nulla, proprio come per le pietre che spacco: ci sono basalti neri e rioliti chiare, e poi ci sono un sacco di daciti nere come i basalti, però se le rompi e guardi di che minerali sono fatti allora capisci davvero cosa sono. Così vale per gli uomini: meglio guardarli bene, da vicino e dentro.
Così vale per gli uomini: in Burkina sono tutti neri. Il vescovo è pieno di oro e pesa 150 kg, i ministri hanno l'aria condizionata e vivono nell'opulenza, e poi ci sono i bambini che muoiono di fame o di malattia. In Etiopia sono tutti neri, più o meno: i professori universitari vivono come noi, gli autisti della Rainbow sono fortunati perché hanno un buon lavoro (e buone mance) perché portano in giro i turisti, ma se nasci in un villaggio di campagna è bene che tu sia il figlio del capo villaggio, se no ti aspetta una vita dura, ed è molto molto difficile, studiando o lavorando, salire i gradini di ceto sociale.
Il colore della pelle non è così importante, no.
Mi divertivo a vedere i fascistelli della mia età sbavare dietro a Naomi Kampbell, più che a Claudia Schiffer, e scommetto che anche il WASP più stronzo della South Carolina nemmeno si accorge che Sofia Vergara è di razza ispanica e non bianca caucasica (come dicono negli USA, ignorando che la Spagna sia in Europa, figuriamoci se abbiano una idea di cosa sia e dove sia il Caucaso).

Ecco, dopo i fatti di Torino, dovremmo tutti riflettere su questo. Tutti i cittadini italiani, non solo tutti i cittadini di Torino dovrebbero ringraziare Ilda Curti per il lavoro che fa quotidianemente e riflettere su quello che scrive. Una lezione per tutti.
Io sono contento di essere in buona compagnia: con Federico Russo, che su facebook ci dice che anche a Pisa, ogni tanto si leva qualche stronzo che dice che si fa troppo per i ROM, con Stefano Landucci, che gli fa da eco: per non sentirci colpevoli, l'unico modo è saper distinguere ciò che è giusto da ciò che porta consenso.

I razzisti vanno sempre contrastati, sempre, non bisogna mai arretrare. E tutti i giorni dobbiamo anche combattere il razzista che si nasconde in noi.
Perché il razzismo è la spiegazione primordiale, istintiva a tutti i mali: è colpa dei ROM se non sei più vergine, come è colpa dei ROM se ti rubano in casa. Un ragazzo di Stagno con problemi di droga rubò in casa dei miei nonni; prese uno yogurt dal frigo, ne mangiò mezzo e lo lasciò aperto sul tavolo di cucina, prima di scappare con la macchina rubata a mio cugino: "classico modus operandi degli zingari", chiosarono i Carabinieri, due giorni prima di beccarlo con le mani nel sacco.

I razzisti vanno contrastati in tutti i modi. Anche con l'ironia, perché farli sentire idioti è il primo modo per farli smettere di essere bestie e farli diventare umani. Non è una battaglia facile, almeno, non sempre è una battaglia facile. In alcuni casi fortunati lo è: e ora sputatevi in faccia a vicenda, sporchi ebrei!

Razzisti? Stupidi? O semplicemente stitici?

Ripensavo alla performance di Benigni qualche giorno fa da Fiorello, e a quanto possa arrivare la stupidità umana.
Un paio di esponenti di primo piano del PDL di Reggio Calabria hanno definito Benigni: "un miliardario, comunista, ebreo".
Ovviamente, come spesso accade (vedi tunnel della Gelmini), il peggio succede quando si cerca di mettere la toppa: "Non ho difficoltà a definire ebreo chi è miliardario ed ostenta umiltà e parsimonia. Il fatto che io non provi simpatia verso il popolo ebreo, non credo sia un’offesa".
A voler essere seri si dovrebbe far riflettere sul fatto che il problema non è provare simpatia e antipatia, è usare il termine ebreo per offendere qualcuno. Perché se avesse detto che Benigni è un miliardario che fa i soldi sparando cavolate, allora le cose sarebbero state diverse.
Però io credo che il miglior modo per sconfiggere la stupidità e la cattiveria umana sia l'ironia.
E allora, forse, basta rispondere loro con un paio di strofe dell'Inno del corpo sciolto:
" Ci hanno detto vili, brutti e schifosi,
ma son soltanto degli stitici gelosi."

lunedì 5 dicembre 2011

Le leggi ad personam non sono ancora finite

Che dire di questa manovra?
Che Monti è una persona seria, che le lacrime del Ministro Fornero ci son sembrate sincere, che la manovra è dura ma necessaria e abbastanza equilibrata.
Però, di questa manovra e di questo Governo c'è da dire una cosa fondamentale, che secondo me tutti i commentatori tendono a sottovalutare: il Governo sarà tecnico, e composto di persone serie e competenti, ma ha bisogno di una maggioranza politica in Parlamento.
E come sappiamo, la qualità del parlamento (specie del gruppo PDL) è estremamente bassa, e come è inevitabile, Monti tiene più al sostegno del PDL, che a quello di PD e Terzo Polo: mettetela come volete, le elezioni le han vinte loro.
E allora, non vi meravigliate se le due misure economiche più giuste e necessarie non passeranno mai: l'aumento dell'IRPEF per i redditi più alti, e una qualsivoglia patrimoniale.
E se vi chiedete perché il PDL non le lascerà passare mai, rispondetevi così: chi è il più grande contribuente italiano? E chi è quello che ha maggior patrimonio? Temo che la risposta sia: il padrone del PDL.

Quindi il problema non è il Governo, il problema è il Parlamento. Il Governo Monti è una soluzione tampone, la vera soluzione del problema Italia è cambiare il Parlamento. Elezioni.

giovedì 1 dicembre 2011

Auguri a Stella (e alla sinistra)

Oggi è il compleanno della mi' sorella. Io e Stella ci siamo sempre voluti un gran bene, e si è sempre fatto delle gran litigate: tirate di capelli, oggetti che volavano, una volta si ruppe anche il vetro fumé dell'orribile tavolino da fumo del salotto anni '70.
Fino a un certo punto. Le nostre litigate non sono andate diradandosi col tempo, si litigava quasi tutti i giorni e poi, potevamo avere 12 e 14 anni o giù di lì, s'è smesso di punto in bianco. Senza dircelo, avevamo entrambi realizzato che eravamo troppo grandi per litigare, perché litigare è roba da bimbetti. I grandi hanno un modo più evoluto di risolvere i conflitti.

Ecco, il mio augurio è che a sinistra, la patria dei litigi, si cominciasse a pensare lo stesso: Ichino e Fassina, siete troppo grandi per litigare. Pisapia e Boeri, idem. E così via, dalla Direzione Nazionale del PD all'ultimo circolo di campagna.
Ovviamente, i miracoli possono accadere, ma come per i due mandati al Parlamento, ne vedo già un paio pronti a chiedere una deroga: WV e MdA, per non fare nomi. Litigare è roba da bambini, e quando s'invecchia si ritorna bambini, no?

mercoledì 30 novembre 2011

Bambini, immigrati, libri e TV

Un bestiale articolo di Libero (nel senso che è scritto da un animale), ben commentato da EnricoBerliguer.it, mi fa tornare davanti agli occhi i bambini denutriti che ho visto in Burkina e quelli, un po' più in carne, ma poverissimi, dei villaggi etiopi di qualche settimana fa.
Ecco, io la penso all'esatto contrario dell'animale che scrive su Libero: dovremmo far qualcosa perché in certi paesi si facciano meno figli, perché la sovrappopolazione ne ammazza più della peste.

La prima cosa da dire all'animale di Libero riguarda le correlazioni spurie: mettete in un grafico le città del mondo: sulla X il numero di omicidi, sulla Y il numero di chiese (includete magari moschee e altri luoghi di culto), e troverete una bellissima correlazione. Chi più prega più ammazza? Forse, ma più probabilmente la spiegazione è che il numero di chiese e il numero di omicidi per città dipendono entrambe dal numero di abitanti (più una città è grande più chiese ha, più una città è grande più omicidi ha), ma non sono logicamente correlate tra di loro.

La seconda cosa da dire all'animale di Libero e anche al Ministro inglese citato nell'articolo, è che sono due maschilisti di merda. Perché anche la scolarizzazione maschile fa diminuire la natalità, quasi allo stesso modo di quella femminile. Andate in Africa a vedere con i vostri occhi: quelli che vivono in un villaggio sperduto si sposano a 16 anni e fanno un figlio ogni 18 mesi. Non solo, non tanto, perché hanno bisogno dei figli per i campi, per le bestie, o per mandarli ad accattonare, ma più semplicemente perché non hanno idea di cosa voglia dire programmare il futuro perché vivono alla giornata, perché non hanno contraccettivi e perché la sera non hanno altro da fare. Quindi vedranno i nostri scienziati maschilisti, come funzioni benissimo la correlazione tra la prolificità delle genti e il loro tasso di scolarizzazione (anche quello maschile, ripeto, perché chi studia poi ragiona e programma, invece di fare figli a raffica come fanno gli animali, appunto), ma anche quella tra la prolificità e la diffusione dei preservativi (e in questo cristiani e musulmani sono ugualmente responsabili della diffusione della HIV e della sovrappopolazione dei paesei poveri), e anche quella tra la prolificità e la diffusione delle TV: vi pare strano? Più TV, meno sesso, meno figli.

La terza e ultima cosa da dire all'animale di Libero è che i maschilisti sono sempre in ottima compagnia. Perché, come lui stesso scrive, citando (a sproposito) uno studio serio, "le donne con più educazione e competenze sono più facilmente nubili". Vi pare strano? Le donne che studiano, che lavorano, non possono essere costrette a sposarsi a 9 anni come accade nelle campagne indiane, o a fare figli a 14 anni come accade nell'Africa rurale. E soprattutto, anche se sposate, possono usare il celeberrimo contraccettivo orale, il più diffuso e sicuro nel mondo civile: "Facciamo sesso?" "No."
Perché deve sapere l'animale di Libero, che il suo modo di riempire le culle è quello di diffondere il costume della violenza sessuale familiare, diretta (cioé fisica) e indiretta (cioè psicologica).

Ecco perchè, anche se così dicono i numeri, io me la prendo (ma parecchio, se non si fosse capito) con lui.

lunedì 28 novembre 2011

Lapsus

L'Italia vista da fuori: B. si lamenta che è difficile stare sveglio in tribunale (come se non dormisse anche in Parlamento), Boeri e Pisapia menano mazzate alla credibilità del centrosinistra di governo, un bellissimo ossimoro in apertura di Corriere.it (Italia in recessione, piazza affari vola). Niente di nuovo insomma.
E poi un bellissimo lapsus in questo articolo di Repubblica.it: disastro Minzolini, le opposizioni chiedono le dimissioni.
Opposizioni? Forse a qualcuno sfugge che il governo è cambiato. O forse, più semplicemente siamo un Paese a maggioranza variabile. Perché alla RAI non si sono ancora accorti che B. è caduto e PDL e Lega sono ancora alleati.

giovedì 24 novembre 2011

Si riparte

Quattro giorni a casa, e si riparte. Dall'Etiopia al Messico, due paesi meno civilizzati del nostro, ma dove la ricerca, specie se sei geologo, è una cosa più seria che da noi.
Dal primo viaggio son tornato trovando un nuovo governo, dal secondo tornerò trovando un Paese più europeo? Vedremo...

martedì 22 novembre 2011

La fine di un grande amore

Vi ricordate le cene del lunedì? Le cene dell'amore tra Silvio e Umberto?

Pare che siano finite anche quelle.
Ergo: Bossi sputa anche nel piatto in cui non mangia (più).

domenica 20 novembre 2011

Il padre di tutti blog

Pippo riparte su una nuova piattaforma.
Migliaia di internauti in crisi di astinenza festeggiano.
Bentornato, e mi raccomando, più bello e più forte che pria.

sabato 19 novembre 2011

Voglio il tuo Profumo.

Onorevole Gelmini, non le dispiace lasciare il Ministero? No guardi, sto portando via i giochi di mia figlia, per il resto ho già portato via quasi tutto, comprese scuola, università e ricerca...
A vedere questa sfilata di silicone che esce, si capisce che ricostruire l'Italia è una cosa diversa da quello che hanno fatto queste signore sulle loro facce (grazie a nonleggerlo).

Un buongiorno a voi, un buongiorno a me.

Ci siamo. Si torna a casa.
Ancora negli occhi i panorami dell'altipiano etiope, i vulcani che spuntano dovunque, i bimbetti che sono dovunque, ma fuori del finestrino la laguna di Orbetello mi dice che casa è vicina.
Sono senza giacca, farà freddo ma a me non pare, il sole bacia questa terra e rende tutto più dolce.
Laura mi scrive su facebook: "bentornato in un Paese con qualche speranza in più". In un paese con qualche speranza, rispondo io, perché quello che ho lasciato qundici giorni fa era un paese che non osava sperare.
Vedo solo ora questo post bellissimo di Federico Russo, che non riesco a leggere fino in fondo perché c'è scritto continua ma il link non mi va. Un po' come l'incompiuta di Schubert, davvero fantastica e ti chiedi come sarebbe stato il seguito. Però è abbastanza per guardarsi indietro, e per capire che Federico è davvero giovane e io no: quando B. "scese in campo" ero molto più che quattordicenne e pensai subito che chi lo definiva una meteora destinata a fare un buco nell'acqua commetteva lo stesso errore che fece Giolitti con Mussolini.
Però, finalmente, qualcosa è cambiato. Qualcosa ancora non mi torna, non posso credere al PDL che appoggia un Governo per salvare il Paese, però vedremo nei prossimi giorni.
Intanto abbiamo un Governo di cui non vergognarsi, come dice Michele Serra, e almeno possiamo ricominciare a sperare.
Certo è che a vedere che contro Monti hanno votato la Lega (compatta), la Mussolini e Scilipoti, la speranza aumenta e i dubbi diminuiscono.

Forse l'Italia può davvero ripartire. Forse. Nonostante tutto siamo ancora un grande Paese, che anche un dittatorello mediatico all'amatriciana è riuscito a ingrigire ma non a stremare, e finalmente, sono felicissimo di tornare in un Paese e trovare qualcosa di diverso, qualcosa che cambia.
Anzi, un sacco di cose: passi pure per il Governo e una serie di ministri competenti, passi pure il fatto che ora l'Europa ci invita anzichè tollerarci, che i regionali veloci vadano davvero veloci e viaggino in orario, ma se davvero anche il blog di Pippo Civati ha cambiato indirizzo, allora significa davvero che tutto può cambiare in questo Paese.
Ci proviamo? Proviamo a ripartire? Perché, oltre le Alpi è il 2011, non il 1994, e forse la crisi sta per finire.
Un buongiorno a voi, un buongiorno a me.

mercoledì 16 novembre 2011

La pizza con la salsiccia

Quando vado a raccogliere rocce in giro, come ora in Etiopia, mi capita spesso di andare in posti dove di maiale non se ne vede neanche l'ombra.
E così appena ritornato, il mio più grande desiderio è quello di mangiare la pizza con la salsiccia, la sintesi perfetta di cosa mi manca di più da mangiare.
E anche sabato sera spero proprio di mangiarmi una bella pizza con la salsiccia, magari fatta in casa, e credo proprio che me la gusterò più del solito.
Perché sono felicissimo di essere stato doppiamente smentito (qui e qui), e sono felicissimo di tornare in un paese dove il maiale si trova in tavola e non più a Palazzo Chigi.


giovedì 10 novembre 2011

Gli occhiali ottimisti

Quando si va in campagna a campionare le rocce, si ritorna con le mani tutte spaccate, le lenti degli occhiali da sole graffiate (o una scheggia in un occhio).
Visto che quest'anno c'erano anche dei colleghi dell'Università di Amsterdam, roba seria, per non fare la figura del solito italiano che disprezza le misure di sicurezza, mi sono comprato dei guanti seri, e un paio di occhiali antinfortunistici.
Questi occhiali sono gialli, e appena te li metti, tutto pare più bello. In Etiopia siamo sul finire della stagione delle piogge, ma spesso il tempo è ancora nuvoloso. Beh, ti metti quegli occhiali lì, e ti pare che ci sia un sole (che non spacca le pietre, perché quelle me le devo spaccare da solo).
Ho subito ribattezzato questi occhiali gli occhiali ottimisti, e me li metto spesso e volentieri, non solo quando smartello.
Ecco, ho pensato che è come se negli ultimi 17 anni questi occhiali se li sia messi solo Berlusconi, e ci dipingeva un futuro roseo che vedeva solo lui.
Ora che Berlusconi è stato costretto a levarseli, forse sarebbe bene che noi tutti ce li mettessimo questi occhiali ottimisti.
Perché, nonostante tutto siamo ancora un grande paese, e possiamo farcela davvero.
E, come accade in tutte le democrazie serie occidentali, per fare le grandi riforme non occorre necessariamente un governo "di tutti" o un governo "tecnico", ma un bel governo di una forza politica seria che esce vincente dalle elezioni perché si è posta al paese con serietà, sobrietà, ma anche infondendo speranza.

martedì 8 novembre 2011

Fregata Magnificens

Lungo la rift valley ci sono un sacco di animali strani.
Mai tanti quanti nel Parlamento italiano, direte voi.
Eh, sì, ma tra i tanti, uno strano uccello che si è messo in posa davanti a noi mi ricorda da vicino il nostro Paese.
C'è voluto un po' per capire che animale fosse, però grazie ad Enza, abbiamo appurato che si tratti di una magnifica fregata.
Come l'Italia. Che mi sa che è stata rifregata anche stasera, perché quello dice dice e non si dimette mai.

domenica 6 novembre 2011

Gli spostamenti della Carlucci

La Carlucci passa dal PDL all'UDC.
Durante il tragitto rispetterà la coda o prenderà la corsia preferenziale?

In valigia

Per fare la valigia, ieri non sono potuto andare in Piazza San Giovanni, dove c'era il PD.
Tra le cose che ho messo in valigia c'è l'amarezza perché il discorso di Bersani non mi è piaciuto. E come Pippo Civati, lo dico senza acrimonia ma appunto con amarezza.
Perché non era abbastanza coraggioso. Perché le grandi intese si possono anche accettare, ma non evocare. Il segretario del mio partito dovrebbe dire che, se solo avessimo il consenso, l'Italia la sapremmo rimettere in sesto anche da soli.

Davvero è molto amaro criticare il segretario il giorno dopo una piazza così bella. Però che sia chiaro, non è voler male alla ditta, è volere un segretario capace di dire altre cose, come queste, ad esempio. Perché è di un PD più forte che il paese ha bisogno.

Si parte

A mezzanotte parte l'aereo per l'Etiopia. Monto sul treno a Pontedera e mi accorgo che l'abbraccio di Monica ha fatto partire una canzone dei Baustelle sull'iphone nel taschino della camicia. Mi metto le cuffie, la ascolto e l'arrivederci pare subito meno triste e più dolce.
In treno par già di essere in Africa, e mi fa un po' strano che i miei compagni di viaggio, di fronte a un bianco non urlino festosi "ferengiii", come sarà per i prossimi 15 giorni.

Partire è un misto di saudade, curiosità e speranza. Tutte le volte che vado penso che sarà bello estraniarsi per un po' dal teatrino Italia. Stare lontano aiuta a vedere tutto in modo più oggettivo e distaccato. In Italia pensi sempre che stia per crollare tutto, che il governo stia per cadere, ma quando torni è sempre tutto come prima, specie in questo lunghissimo crepuscolo berlusconiano, sospesi in questo limbo che sa più d'inferno che di purgatorio.
Stavolta è un po' diverso, par quasi di vedere la luce in fondo al tunnel. Spero sia l'ultima volta che mi vergognerò all'estero di essere italiano, spero che tra 15 giorni, quando tornerò troverò un paese migliore. Un paese con un governo diverso, in purgatorio sì, ma pronto a ripartire.
È con questa speranza che vi saluto: fate tutto quello che potete, a lavoro, nelle piazze, in Parlamento, per non farmi tornare in Italia vivendo l'ennesimo giorno della marmotta.

sabato 5 novembre 2011

Incarichi meritati

S.B., a proposito dei parlamentari che saltano qua e là: "Non posso lasciarli andare via senza averli incontrati tutti, ad uno ad uno e non per questa cosa orrenda che descrivo del calciomercato, ma per rimotivarli, se necessario, anche con incarichi meritati". 
E noi che pensiamo alla compravendita, ai mutui da pagare, al mercato delle vacche, alla proliferazione dei sottosegretari comprati con i nostri soldi. Ecco, non ci avevamo capito niente.
Gli incarichi sono meritati. Capito? ME-RI-TA-TI.
Il problema è, come Fabrizio potrebbe spiegare meglio di me, cosa si intende per merito.

Cambierà?

Piazza San Giovanni, cinque11.

Bellissima la piazza, un po' meno il palco.
Mentre Neffa canta cambierà quelli in piazza battono le mani, quelli sul palco si toccano.

Chi resisterà di più?

Domani si parte per l'Etiopia, e oggi ho dovuto saltare la manifestazione di Piazza San Giovanni, per preparare le valigie e tagliarmi i capelli.
Una cosa singolare che accomunava noi in fila dal barbiere era che, fino a qualche settimana fa, accendendo la TV, la radio o aspettando che si caricasse la pagina di internet, pensavano ad alta voce: "Vediamo se B. è cascato, se si è levato di torno." Ora, tutti quanti ci chiediamo: "vediamo se siamo falliti o se siamo ancora in piedi".
L'Italia è davvero un paese straordinario, se è capace di sopravvivere a questo governo.

I ristoranti di Genova

Dice B. che i ristoranti sono pieni. Magari pieni d'acqua, ma sono pieni, confermano a Genova.

giovedì 3 novembre 2011

Palpate iraniane

No, dico, se in Iran squalificano a tempo indeterminato due calciatori per un'esultanza un po' sui generis, cosa gli avrebbero fatto al povero Fantozzi?

martedì 1 novembre 2011

Tutti i santi

No, dico, ma di tutti i santi che si festeggiano oggi, almeno uno che ci da una manina a non fallire si trova?

La giornata dei record

Vi ricorderete di oggi perché l'Italia sta per crollare? Per il nuovo record dello spread bund BTP? Per il gol dopo 10" in Valencia-Bayer? Per il duecentesimo goal di Messi? O per il calciatore iraniano espulso dopo 16"?

Secondo me, il più importante record di oggi, assoluto e destinato a rimanere imbattuto molto a lungo, è la popolarità di un ministro. In un panorama desolante, il ministro Romano, riesce a scendere fino all'8% di apprezzamento.

Fate voi: o la mafia è diventata improvvisamente molto impopolare, o ha levato la fiducia al governo.

sabato 29 ottobre 2011

La stoffa del leader

Il botta e risposta tra Bersani e Renzi ha definitivamente chiarito chi ha la stoffa per guidare il PD.
Pippo Civati.

venerdì 28 ottobre 2011

Il più grande spettacolo (dopo il Big Bang?) è l'accrescimento

Non è solo questione di contenuti, è anche questione di stile.
Sono di parte, ma per me non c'è proprio confronto tra Il Nostro Tempo di Civati & Serracchiani e il Big Bang di Renzi.
Prima di tutto perché Il Nostro Tempo non era solo di Civati e Serracchiani, ma era un po' di tutti noi che eravamo lì, mentre Renzi prepara il suo one man show. Poi perché a Bologna siamo andati tutti per portare un'idea, confrontarla, e siamo usciti con proposte concrete, mentre da Renzi si sentono solo battute semplicistiche e demagogiche.

Cosa sarà il Big Bang di Renzi? Una gara a chi la spara più grossa, per avere il più alto risalto mediatico possibile: una vampata che farà brillare il cielo e poi chi s'è visto s'è visto. "Bene o male, purché se ne parli". Ma dopo?

Renzi vorrebbe davvero fare il Big Bang: un grande lampo che distrugge tutto quello che c'era prima, e che però disperde tutto nell'universo. In una parola: un sacco di energia sprecata.

Da sempre alla parola rottamatori preferisco la parola costruttori. Vogliamo metterla sull'astronomia?
Al Big Bang, preferisco l'accrescimento, ovvero quello che succede dopo, quando l'energia e la materia disperse cominciano a radunarsi.

L'accrescimento non è spettacolare, non si consuma in un istante, però è inesorabile. Non disperde, non distrugge, ma aggrega. E, come trovate spiegato benissimo qui (dal minuto 13 al minuto 16, se vi va) l'accrescimento non si può fare quando si scontrano due masse che viaggiano in direzioni opposte o perpendicolari: in quel modo si distrugge tutto.
C'è bisogno di una massa più grande che attragga il resto, e due masse, per unirsi, devono impattare piano piano, dopo aver fatto un pezzo di strada insieme, con le orbite vicine vicine.
In questo modo si formano i pianeti: unendosi, mescolandosi, fondendosi.
E in questo modo si formano anche le stelle, che dopo aver inglobato tutta questa energia cominciano a brillare di luce propria.

Pensateci un po', non è quello che noi "costruttori" stiamo cercando di fare? Quello che tutto il PD e il centrosinistra dovrebbero fare?
Niente clamore, niente personalismi, avvicinarsi, conoscersi, condividere le idee, contaminarsi. E poi viene il bello: fondersi, amalgamarsi, crescere sempre di più, e produrre energia, invece che disperderla.

Caro Renzi, in bocca al lupo per il tuo Big Bang, ma noi preferiamo un'altra cosa: l'accrescimento. Perché brillare per un istante non ci interessa, ma costruire il futuro sì.

mercoledì 26 ottobre 2011

Nessuno tocchi le pensioni (specie quella di mia moglie)

Eh, sì, la Signora Manuela Marroni in Bossi, mentre insegna alla scuola privata Bosina, cui sono stati generosamente elargiti 800.000 Euro dalla finanziaria 2010, riceve anche una modesta pensione dalla tenera età di 39 anni.
D'altra parte la pensione le serve perché, come disse la Santanché, Bossi è malato.
Anzi, ora che ci ripenso, oltre alla pensione per la moglie, forse dovrebbero chiedere anche l'accompagnamento per il marito.

martedì 25 ottobre 2011

Ad personam? No

L'Italia dei Valori accusa B. di prepararsi un'altra legge ad personam.
Il provvedimento riguarda l'eredità.
In questo caso mi sento di difendere il nostro Premier: è già molto ricco, perché dovrebbe preoccuparsi di quanto erediterà dai suoi figli quando moriranno?

lunedì 24 ottobre 2011

S.B., capitano della nave Italia

E il capitano disse al mozzo di bordo
"Giovanotto, io non vedo niente.
C'è solo un pò di nebbia che annuncia il sole.
Andiamo avanti tranquillamente".



Torto e più torto

Non avevo ancora fatto in tempo a realizzare che ero tornato a casa, da Bologna, con retrogusto persistente di buone sensazioni, che mi imbatto su La7, nel dibattito tra Renzi e Cofferati.
Che dire?
1) Se proprio si doveva parlare di PD, l'evento all'ordine del giorno era Il Nostro Tempo, e quindi forse sarebbe stato opportuno invitare Pippo Civati o Debora Serracchiani, insieme a un vecchio notabile.
2) L'esposizione mediatica di Renzi è sempre più sospetta.
3) Mi ci sta bene: in TV si devono guardare solo sport, film e telefilm.

A parte questo, secondo voi chi aveva ragione?
Secondo me, uno aveva torto, l'altro aveva più torto.

Nel PD, nel paese, c'è bisogno di costruttori, ne sono sempre più convinto.

domenica 23 ottobre 2011

Costruttori

Da rottamatori a costruttori, così Repubblica.
Non è per vantarmi, anzi è proprio per vantarmi, ma ho trovato le prove: sono stato il primo a dirlo :-)
Se non ci credete, andate verso 3'30''

Si è sempre fatto così. E allora?

"Noi siamo quelli che non vogliono più che si faccia così."
Pippo Civati riassume in una frase due giorni molto intensi.

Le tasse sono bellissime

E soprattutto sono giuste, sono necessarie.
Una volta ero a cena con un piccolo imprenditore che si vantava di evadere. Con la mia classica diplomazia gli dissi che fosse per me, non potrebbe guidare la sua macchina sulle nostre strade, né curarsi nei nostri ospedali.

Tutti gli evasori, tutti i giorni, dovrebbero pensare a quante cose non potrebbero fare se non ci fosse chi paga al posto loro. E tutti i dipendenti pubblici, come me, quando pagano il ristorante, la parrucchiera o il muratore senza farsi fare la ricevuta, dovrebbero riflettere sull'origine dei soldi che puntualmente arrivano ogni mese in busta paga; e invece spesso si limitano a lamentarsi che le tasse le pagano solo loro.

E poi certo, come ci spiegano benissimo Ernesto Ruffini e Filippo Taddei, le tasse sono più belle e più giuste se pagarle è più semplice e se si spostano il più possibile dal lavoro alla rendita.

sabato 22 ottobre 2011

Il cappello

Bene, tutto procede alla grande a Il Nostro Tempo.
Tra l'altro, applausi scroscianti per Zingaretti ed Errani.
Pippo Civati chiosa: "manca solo Bersani. Segretario, fino alle 14 domani siamo qui. La aspettiamo".

E noi, ovviamente speriamo che venga. Se verrà, ve lo anticipo, salterò sul palco e gli metterò in mano un cappello.

Perché a noi non dispiacerebbe se il segretario venisse qui a mettere il cappello, come non ci sarebbe dispiaciuto se l'avesse messo sulle firme contro il porcellum, come non ci dispiacerà se lo metterà su tutti i movimenti d'opposizione spontanea e popolare che nascono in questo paese. Metta pure il cappello, segretario, ché il popolo del PD, del centrosinistra non aspetta altro. Ed è pronto a metterci tutta la sua passione, la sua voglia di cambiare l'Italia.

Tutto straordinario, come previsto.

Chi non viene si tiene quello che c'è, ripete Pippo Civati.
Chi non viene non sa quel che si sta perdendo, direi io.

Il nostro tempo, forse, comincia da qui.
Che bello stare in mezzo a una piazza, anche se sotto il tendone fa un freddo cane.
Potrei raccontarvi di Rosy Bindi, che ha duettato con un fantastico Ale Siro Campi, dirvi che da amante della satira il pezzo che mi è piaciuto di più è stato quello di Staino e Makkox, che Giggino o' sindaco insieme a Ilda Curti ti fanno essere orgoglioso di essere italiano, della passione di Cristiana Alicata per noi "pazzi", di Francesco e Mila che ci spiegano come la riscossa del sud sia condizione necessaria per la riscossa di tutta l'Italia.
Potrei dirvi dell'apertura di Pippo Civati e Debora Serracchiani, che ci hanno detto un sacco di motivi  per cui è importante restare, e mille cose da fare per evitare di essere costretti ad andarcene.
Potrei dirvi molte altre cose, che però potete trovare sul liveblogging di Pietro Raffa, sulla diretta (professionale) di Repubblica.it, o anche in diretta streaming su Prossima Italia.

L'unica cosa che voglio dirvi, però, è che non è la stessa cosa, anche quando la diretta streaming funziona bene. La bella politica non passa solo per il cosa ma anche per il come. La bella politica è anche stare insieme. La bella politica è essere qui per ascoltare chi parla, che sia famoso o no, e non per stare in fondo a stringere alleanze o rinsaldare cordate.

Qui a Bologna c'è tutto questo. Si becca tanto freddo ai piedi, ma quel che si riscalda è il cuore.
Grazie a chi ha lavorato per tutto questo. Grazie a chi è qui, comunque la pensi.

Promesso: poi la smetto con la fine del mondo.

Però forse Camping aveva ragione: la fine del mondo c'è stata, ieri. Leggete qui.

PS: Dopo la Scili-Omega, oggi c'è la Civa-Alfa. Il nostro tempo.

venerdì 21 ottobre 2011

Finisse il mondo, domani si va a Bologna.

Ma come? Proprio oggi? A che ora?

E' la fine del mondo.
Peccato, ho lavorato tutta la settimana come un ciuco,  lo stato non è ancora fallito e il CNR mi ha fatto sapere che il 25 avrei dovuto riscuotere.
Sono stanco morto, non mi sono riposato un minuto per tutta la settimana, anche le partite della champions league l'ho viste a pezzi e bocconi, e mi sono pure sorbito un paio di riunioni del PD (per quanto interessanti).
Mi meritavo un bel weekend. Sarei pronto a partire per Bologna, con un po' di idee in testa e gli orecchi pronti ad ascoltare tante di buone idee.
Perché, come dice Pippo Civati, fare politica e divertirsi allo stesso tempo è possibile, per me è necessario.
Ma perché il mondo dovebbe finire proprio oggi? Domani potrebbe cominciare il nostro tempo.

Orgoglioso di essere toscano. E di avere come presidente Enrico Rossi

Vorrei già essere a Bologna, dare una mano, godermi anche i preparativi de "Il nostro tempo", ma invece tra impegni di lavoro e di Partito, sono stato tutto il giorno a Firenze.
C'era la Direzione Regionale del PD, e ci sono andato più per dovere, che per piacere. Chissà perché, sugli oltre duecento membri, questo dovere lo sentiamo in pochi...

Ma queste son quisquilie. Il fatto è che Enrico Rossi ha fatto un intervento di quelli che, secondo me, lasciano il segno. Un intervento che, nel mare agitato della politica nostrana, per me è una vera e propria bussola.

Come alcuni di voi sanno, cerco di prendere appunti alle direzioni e alle segreterie regionali, e poi li invio a chi è interessato. I miei appunti sconclusionati all'intervento di Enrico Rossi, invece, voglio metterli qui, come base di una riflessione comune.
Ringrazio il nostro presidente per avermi dato il placet, e spero di non aver travisato troppo.
Se vi interessa anche tutto il resto, scrivete a samuagos@gmail.com. Anche perché molti altri interventi sono stati veramente belli e interessanti.

Buona lettura e ricordate: sono solo i miei appunti sconclusionati (dal vivo era molto molto meglio).


Enrico Rossi: Rispondendo a chi mi critica di aver espresso pubblicamente le mie opinioni sul partito, non credo si possa impedire al Presidente della Regione Toscana di avere una opinione politica. Secondo me era opportuno esprimersi sul rinnovamento anche perché è plausibile che possano esserci presto le elezioni e secondo me se ne può discutere con serenità e in maniera collettiva. Credo che la segreteria nazionale sia balcanizzata, non sufficientemente forte, non sufficientemente rappresentativa, pur se composta da elementi di valore. La direzione nazionale è troppo grossa e non discute come si dovrebbe.
Credo che chi ha avuto direzione politica negli ultimi 15 anni abbia esaurito il suo ruolo e credo che il segretario nazionale debba promuovere il rinnovamento. Ho girato il mondo dei “giovani” e ho visto buona qualità all’Aquila, vado volentieri domenica da Civati a Bologna, e passerò anche da Renzi anche se ho l’idea che lì il gioco di squadra non ci sia. Secondo me questo rinnovamento è necessario quanto fisiologico. Alla mia età si ha anche il gusto di vedere a chi passare il testimone e vedo un sacco di gente in gamba, quindi non credo abbiamo problemi a promuovere il rinnovamento e non credo di danneggiare il partito se sollevo certo tema. Di certo questo argomento non deve essere usato come una clava: parlo di rinnovamento e non di rottamazione. Ad esempio, se chi ha avuto ruoli di direzione politica negli ultimi 15 è giusto che si occupi di altri, secondo me è giusto che ci siano poche eccezioni, convalidate dalla primarie, per i due o tre mandati parlamentari
In vista delle elezioni, è inutile negarlo, c'è sul tavolo il problema della nostra leadership. Per me il nostro candidato premier deve essere Bersani, e prima il partito decide su questo, meglio è.
I tagli alla Regione cambiano la natura della nostra presenza della Regione: dobbiamo essere consapevoli di questo. Dovremo essere capaci di essere più presenti in altro modo, perché possiamo contare su molte risorse in meno.
Ogni programma per un nuovo governo del Paese non può non partire dall’abbattimento del debito: mettiamoci dentro la patrimoniale, rivediamo le pensioni di anzianità, rimettiamo l’ICI, facciamo tutto questo perché la nottata non passerà. Per vincere le elezioni la prima cosa da dire chiaramente è questa: sacrifici equi e distribuiti per abbattere il debito pubblico.
Noi dobbiamo dire chiaramente che siamo la forza che vuol salvare il paese e rilanciarlo. Per uno scatto di questo tipo, per essere credibili, insieme a Bersani come candidato premier, ci vuole una classe dirigente rinnovata.

martedì 18 ottobre 2011

Il dovere di provarci (era il 5 febbraio e pare oggi).

Sabato e Domenica andremo a Bologna, perché è il nostro tempo.
Tra le idee da mettere in valigia c'è questa, che scrissi per Prossima Italia a febbraio.
Pare che l'abbia scritta ieri, ma oggi è ancora meglio, perché nel frattempo ci sono stati i referendum, le amministrative, le firme anti-porcellum.
E soprattutto, al modello Macerata, possiamo contrapporre il modello Molise.
Noi abbiamo la voglia di provarci (a vincere senza UDC). Ma anche chi non volesse provarci, sarà costretto a farlo, perché l'UDC non ci vuole (per fortuna).

Il dovere di provarci, era il 5 febbraio e pare oggi.

Da quando ho avuto modo di conoscerlo, ho sempre pensato che Francesco Costa è uno dei “miei preferiti”, uno di quei pochi che, quando li leggi, pensi che abbiano scritto le cose che pensavi anche tu, però messe in ordine, pensate meglio.
Oggi non è così, e non mi lascerò sfuggire l’occasione di provare a convincerlo, come egli stesso chiede. E magari, con Francesco Costa, possiamo provare a convincere molti dei nostri dirigenti che sul tema delle alleanze mostrano una forte distonia con i militanti e la nostra gente.
Francesco, sul post, fa un ragionamento semplice: anche se le elezioni andranno bene, con tre poli, la maggioranza al Senato non l’avremo comunque, allora tanto vale fare subito la grande alleanza, così la sottoponiamo al consenso degli elettori, siamo più chiari.
Per me non è così. Ecco un po’ di perché:
1) E’ un errore politico, perché abbiamo il dovere di provarci. Abbiamo il dovere, di fronte al Paese, di fare un programma chiaro, un programma riformista, con i nostri alleati naturali, di avere un nostro candidato premier. Se e solo se non avremo la maggioranza sulla nostra proposta politica siamo legittimati a fare una grande alleanza, da Fini a Vendola (provo a spiegarlo meglio al punto 4).
2) E’ un errore tattico, perché con la grande alleanza mettiamo piombo nelle ali del centrosinistra, e piombo nelle ali del terzo polo. Molti elettori di centrodestra delusi da B., se costretti a scegliere tra stare ancora con un B. invecchiato male, o un Fini antiberlusconiano alleato di Vendola, sceglieranno a malincuore la prima opzione. E’ un errore tattico anche perché, oltre a favorire l’antipolitica e l’astensionismo, una grande alleanza indurrebbe in molti elettori di sinistra a votare l’Unionciona turandosi il naso e, tanto per far vedere che la sinistra c’è, scivolerebbero dal PD a SEL. Così, più di tutti, ci perderebbe proprio l’unico Partito serio e di governo che c’è oggi in Italia, che (nonostante tutto) è sicuramente il PD.
3) E’ sconveniente dal punto di vista numerico: allearsi prima vuol dire vanificare il premio di maggioranza alla Camera e (e in parte anche al Senato). Il risultato è che avremmo meno deputati e senatori che sostengono l’eventuale governo di grandi intese, e soprattutto che avremo meno parlamentari del centrosinistra; avremmo, comunque una destra molto forte in Parlamento e, un giorno dopo che B. si leva di mezzo, nessuno ci garantisce che i deputati del terzo polo, in parte eletti grazie al nostro premio di maggioranza, non tornebbero ad allearsi con un PDL post-B., ovvero con i loro alleati naturali.
4) Per me non ha senso dire che se vogliamo fare una grande alleanza, da Fini a Vendola, dobbiamo prima chiederlo agli elettori, perché una grande alleanza ha senso se e solo se siamo una condizione di emergenza democratica. L’emergenza democratica ci sarà se (e solo se) dopo le elezioni non avremo una maggioranza chiara e solo allora, secondo me, siamo legittimati a dire ai nostri elettori: riduciamo il programma, cambiamo le regole, sistemiamo un po’ i conti e tra un paio di anni vi diamo la possibilità di scegliere tra un centrosinistra riformista di governo, ed un centrodestra moderato e liberale di governo, anzichè tra una ammucchiatona e una destra populista-velinara.
5) Infine, se per quanto sopra fare l’unionciona pre-elettorale è già sbagliato alle condizioni di oggi, invito Francesco (e tutti noi) a valutare uno scenario possibile: B. è costretto a lasciare perché le condizioni politiche, giudiziare o di salute lo costringono a farsi da parte. A quel punto, la vittoria alle elezioni, con tre poli, ce la giochiamo noi e il “terzo polo”, e PDL e Lega sarebbero relegati in terza posizione, come sarebbe in ogni Paese normale. Vogliamo rischiare di regalar loro uno spazio politico immenso, di dar loro l’esclusiva dell’opposizione?
Insomma, credo che noi dobbiamo chiedere (e fare) più politica e meno tattica, più programmi e meno alleanze. E stavolta la buona politica è anche tatticamente conveniente. Dobbiamo sempre per forza scegliere l’opzione Tafazzi? Convinti?

Chi se ne frega del Molise? Casini da non ripetere a livello nazionale...

C'è mancato poco.
E' colpa di Grillo.
E' colpa del fatto che non abbiamo fatto l'alleanza con l'UDC.

Ecco i tre commenti sulla difensiva che vanno per la maggiore.

Io invece direi:
a) se uno preferisce votare Grillo non fregandosene di lasciar vincere un plurinquisito di destra piuttosto che votare per noi qualche domanda dobbiamo farcela. Non è Grillo che ci ha fatto perdere, casomai è chi ha preferito votare per Grillo piuttosto che votare per noi che ci ha fatto perdere. Con questa gente dobbiamo parlare.

b) se nella regione di Di Pietro (senior), Di Pietro (senior) impone la candidatura di Di Pietro (junior), un po' dei delusi del centrodestra invece di votare per il centrosinistra vota Grillo, perché tanto "sono tutti uguali".

c) A fronte di 1505 voti che ci sono mancati per vincere, Grillo ne ha presi 10000, l'UDC 12000 (quanto partiti inesistenti altrove come ADC, Grande Sud, Alternativa-API) e altri nomi assurdi del genere. I non votanti sono stati 124000 (centoventiquattromila). Dove andreste voi a cercare di aumentare il nostro consenso? Io credo che, prima di tutto, con gli astenuti dobbiamo saper parlare.

d) Pippo sottolinea che, persino in Molise, rischiamo di vincere anche senza UDC, anzi con l'UDC alleato con il centrodestra. Secondo me, il modello Molise è perfetto perché ci insegna cosa è l'UDC. Situazione di partenza: alla sinistra un candidato moderato (provenienza DC, fino a due anni fa era di Forza Italia), alla destra un berluschino di provincia, plurinquisito, vecchio, al terzo mandato dopo due mandati deludenti. L'UDC può scegliere con chi stare. Dove va? A destra, ovviamente. Qual è l'unica condizione che ha posto? Che fosse levato il nome di Berlusconi dal simbolo. Pensate che a livello nazionale si comporterebbero diversamente? Poveri illusi. Allearsi con l'UDC è inutile, dannoso e, ad oggi, impossibile.

e) come spiega Stefano Catone, è una fortuna che l'UDC non ci voglia. Altrimenti rischieremmo di creare un processo iterativo di perdita di voti.

Er pelliccia: dalla galera al grande fratello?

Tutti volevamo sapere chi erano questi delinquenti che sabato hanno sfasciato mezza Roma.
Ecco, ora cominciano a spuntare fuori i nomi.
Il fatto è che per ora andranno in galera (forse), ma da come se ne parla, da come si conquistano le prime pagine dei giornali, mi viene l'impressione che dopo la galera li vedremo al Grande Fratello.

lunedì 17 ottobre 2011

Democrazia Visigota

Varese, Padania (?)

Vive les primaires citoyennes

Tra le frasi fatte che contengono falsi assiomi segnatevi queste:

Fare le primarie con doppio turno non ha senso, perché al ballottaggio non va a votare quasi nessuno.

Magari segnatevele sulla stessa pagina dove dovreste aver già scritto: le primarie vanno riservate agli iscritti, perché siamo gli unici nel mondo a fare primarie aperte.

domenica 16 ottobre 2011

Meno male che è finita male

Miro, su facebook, spiega benissimo che la violenza è sempre sbagliata, che non è forza ma debolezza. Pippo Civati, dopo aver fatto una magistrale descrizione della giornata di ieri, ci consiglia due articoli necessari da leggere.
Noi che condividevamo, o che comprendevamo le ragioni della protesta siamo qui, ancora scossi dalle immagini della giornata di ieri, ci chiediamo perché è successo, come è successo, chi sono questi imbecilli. E poco, appena un po', siamo confortati dalle belle immagini di ieri dei manifestanti che isolano e respingono i violenti.

Il fatto è che una giornata cominciata benissimo, con una sorprendente dichiarazione di Mario Draghi, avrebbe costretto tutti, da sinistra a destra, a riflettere, cercare di capire, offrire risposte. Avrebbe costretto la politica a fare la Politica.

Invece no: un migliaio di imbecilli a spaccare tutto, giovani poliziotti e carabinieri senza regia che provano a mettere una toppa, Roma unica città al mondo a ferro e fuoco, l'assoluta incapacità di Maroni e La Russa, ci hanno messo al riparo da tutto questo. Tutto brucia, niente cambia.

Meno male che è finita male, hanno pensato i dichiaratori di professione (come li chiama Pippo).
Meno male che è finita male, hanno pensato i 316 che han votato la fiducia venerdì.
Meno male che è finita male, hanno pensato i nuovi viceministri e sottosegretari, mentre brindavano alla loro nomina.
Meno male che è finita male, hanno pensato tutti quelli che sfruttano questo paese, che non pagano le tasse, o aspettano un nuovo condono, o si godono la loro falsa pensione di invalidità, o i proventi della loro illegittima resa di posizione.
Meno male che è finita male, hanno pensato i soliti soloni, i dinosauri, i gerontocrati.
Meno male che è finita male, oggi c'è un bel sole, il mondo cambia e l'Italia, invece, è sempre quella di ieri.

venerdì 14 ottobre 2011

Dalle Frattocchie a Bologna

Estate 1989. Conobbi tanti ragazzi straordinari alle Frattocchie. Tra di essi, Andrea di Perugia: ancora oggi ci consideriamo come fratelli, anche se ci vediamo di rado.
Son cambiate un sacco di cose, dal Muro di Berlino in giù. L'abbiamo sempre pensata in modo molto simile, ma spesso abbiamo fatto scelte diverse, dal 1989 (Andrea con Occhetto, io con Ingrao), al 2009 (Andrea con Bersani, io con Marino).
Oggi, Andrea mi ha fatto l'onore della sua presenza e, davanti a un ottimo riso nero in riva all'Arno, abbiamo convenuto che, anche se in 20 anni cambiano molte cose, alcune non devono cambiare mai:
a) forse essere cinici è utile in politica, ma non è necessario essere stronzi per fare politica;
b) la politica è appassionante, ma non deve mai essere totalizzante; la politica dovrebbe servire a rendere migliore tutto il resto, che è la vita vera;
c) che in politica bisogna essere leali con tutti, ma non bisogna essere fedeli a nessun capo;
d) che le correnti dovrebbero lasciare spazio alle idee.

Con questi quattro punti fermi, e con un sacco di idee per cambiare il Paese, il 22 e 23 settembre, il Tosco e il Frego saranno a Bologna.
Chi non viene si tiene quello che c'è.

316

Soprattutto a quella in Parlamento.
PS: alla maggioranza parlamentare, ai radicali, e a chi li ha portati in parlamento nelle liste PD.

Il premio partita

Avete presente quelle partite di calcio speciali, in cui il presidente entra negli spogliatoi e dice: "Se vinciamo oggi, avrete un premio partita speciale?"
Presidente, motivi le sue truppe con il suo argomento preferito. Finché dura.

giovedì 13 ottobre 2011

Radi...che?

Ora si può anche capire il "famolo strano" a tutti i costi, ma che ci fanno questi cinque poveretti in cerca di visibilità ad ascoltare il dimissionando?
E soprattutto, in cosa sarebbero radicali? Hanno messo radici sulle seggiole del Parlamento?

P.S: per gli smemorati. Un'altra eredità del "corriamo da soli", ma non troppo.

mercoledì 12 ottobre 2011

Quanto costa una telefonata?

La scilipotiade continua. Vi segnalo questa imperdibile intervista al neo-rottamatore Scilipoti. A proposito, sarà questa l'ospite a sorpresa del big-bang di Renzi? O vorrà venire a Bologna?
Rin-no-va-re, Rin-no-va-re. O se no, se volete il suo voto, fategli una telefonata, vedrete che risponde. Anche se ho l'impressione che, indipentemente dal vantaggioso contratto che avete, sarà una telefonata che costa molto cara.

Un po' come Scajola che, dopo tre ore dopo di colloquio con l'amico B., non ha votato. Perché? Era scoperto?

martedì 11 ottobre 2011

Per favore qualcuno stacchi la spina.

Il Governo è clinicamente morto. E che sia chiaro, nessuna donazione di organi, il Paese avrebbe una grossa, grossissima, crisi di rigetto.

Il Paradiso (non) può attendere

Messa a Livorno il 26 di Dicembre. Il prete spiega che "Santo Stefano, per seguire l'esempio di Gesù, ci tirò il calzino".
Quindi a Livorno non ci si meraviglia di nulla. Nemmeno di Padre Nike, che comincia a celebrare un matrimonio senza la sposa.
Noi del larigiano invece ci si preoccupa quando escono questi personaggi, perché ci piace pensare che il prete più ganzo, più controcorrente, più bravo (e più di sinistra), sia Don Armando. E guai a chi insidia il suo primato.

lunedì 10 ottobre 2011

O un chicco o una menata (in medio stat virtus)

Avanti, Ministro, continui così.
Nella titanica impresa di cancellare la figura meschina rimediata con il famoso tunnel Ginevra-Gran Sasso, il ministro Gelmini ne tira fuori due altrettanto pessime.
"So che non esiste un tunnel da Ginevra al Gran Sasso, ho visitato il Cern e non ho visto tunnel. Bastava mettere quella parola tra virgolette e aggiungere tecnologico, "il "tunnel tecnologico" dentro il quale sono viaggiati i neutrini"
Sul tunnel tecnologico rimango senza parole, ma sul fatto che la Ministra abbia visitato il CERN e non abbia visto nessun tunnel..."ma che cavolo di CERN ha visitato?", si chiede Francesco (da Pisa e da Rotterdam, per dirla alla Frizzi).
Che qualcuno le spieghi, una volta per tutte, che non esiste un tunnel di 750 km da Ginevra al Gran Sasso, ma che un tunnel di 27 km c'è.

PS per la ministra: tante volte dovesse fare un nuovo comunicato, il tunnel non porta da nessuna parte perché è circolare, le particelle lo percorrono a velocità folle senza incappare nell'autovelox e sono capaci di fare la curva anche senza volante o manubrio. Gli scontri tra particelle non sono dovuti né alla loro eccessiva velocità, né a guida in stato di ebbrezza. Le particelle blu non possono viaggiare su corsie preferenziali.