martedì 18 ottobre 2011

Il dovere di provarci (era il 5 febbraio e pare oggi).

Sabato e Domenica andremo a Bologna, perché è il nostro tempo.
Tra le idee da mettere in valigia c'è questa, che scrissi per Prossima Italia a febbraio.
Pare che l'abbia scritta ieri, ma oggi è ancora meglio, perché nel frattempo ci sono stati i referendum, le amministrative, le firme anti-porcellum.
E soprattutto, al modello Macerata, possiamo contrapporre il modello Molise.
Noi abbiamo la voglia di provarci (a vincere senza UDC). Ma anche chi non volesse provarci, sarà costretto a farlo, perché l'UDC non ci vuole (per fortuna).

Il dovere di provarci, era il 5 febbraio e pare oggi.

Da quando ho avuto modo di conoscerlo, ho sempre pensato che Francesco Costa è uno dei “miei preferiti”, uno di quei pochi che, quando li leggi, pensi che abbiano scritto le cose che pensavi anche tu, però messe in ordine, pensate meglio.
Oggi non è così, e non mi lascerò sfuggire l’occasione di provare a convincerlo, come egli stesso chiede. E magari, con Francesco Costa, possiamo provare a convincere molti dei nostri dirigenti che sul tema delle alleanze mostrano una forte distonia con i militanti e la nostra gente.
Francesco, sul post, fa un ragionamento semplice: anche se le elezioni andranno bene, con tre poli, la maggioranza al Senato non l’avremo comunque, allora tanto vale fare subito la grande alleanza, così la sottoponiamo al consenso degli elettori, siamo più chiari.
Per me non è così. Ecco un po’ di perché:
1) E’ un errore politico, perché abbiamo il dovere di provarci. Abbiamo il dovere, di fronte al Paese, di fare un programma chiaro, un programma riformista, con i nostri alleati naturali, di avere un nostro candidato premier. Se e solo se non avremo la maggioranza sulla nostra proposta politica siamo legittimati a fare una grande alleanza, da Fini a Vendola (provo a spiegarlo meglio al punto 4).
2) E’ un errore tattico, perché con la grande alleanza mettiamo piombo nelle ali del centrosinistra, e piombo nelle ali del terzo polo. Molti elettori di centrodestra delusi da B., se costretti a scegliere tra stare ancora con un B. invecchiato male, o un Fini antiberlusconiano alleato di Vendola, sceglieranno a malincuore la prima opzione. E’ un errore tattico anche perché, oltre a favorire l’antipolitica e l’astensionismo, una grande alleanza indurrebbe in molti elettori di sinistra a votare l’Unionciona turandosi il naso e, tanto per far vedere che la sinistra c’è, scivolerebbero dal PD a SEL. Così, più di tutti, ci perderebbe proprio l’unico Partito serio e di governo che c’è oggi in Italia, che (nonostante tutto) è sicuramente il PD.
3) E’ sconveniente dal punto di vista numerico: allearsi prima vuol dire vanificare il premio di maggioranza alla Camera e (e in parte anche al Senato). Il risultato è che avremmo meno deputati e senatori che sostengono l’eventuale governo di grandi intese, e soprattutto che avremo meno parlamentari del centrosinistra; avremmo, comunque una destra molto forte in Parlamento e, un giorno dopo che B. si leva di mezzo, nessuno ci garantisce che i deputati del terzo polo, in parte eletti grazie al nostro premio di maggioranza, non tornebbero ad allearsi con un PDL post-B., ovvero con i loro alleati naturali.
4) Per me non ha senso dire che se vogliamo fare una grande alleanza, da Fini a Vendola, dobbiamo prima chiederlo agli elettori, perché una grande alleanza ha senso se e solo se siamo una condizione di emergenza democratica. L’emergenza democratica ci sarà se (e solo se) dopo le elezioni non avremo una maggioranza chiara e solo allora, secondo me, siamo legittimati a dire ai nostri elettori: riduciamo il programma, cambiamo le regole, sistemiamo un po’ i conti e tra un paio di anni vi diamo la possibilità di scegliere tra un centrosinistra riformista di governo, ed un centrodestra moderato e liberale di governo, anzichè tra una ammucchiatona e una destra populista-velinara.
5) Infine, se per quanto sopra fare l’unionciona pre-elettorale è già sbagliato alle condizioni di oggi, invito Francesco (e tutti noi) a valutare uno scenario possibile: B. è costretto a lasciare perché le condizioni politiche, giudiziare o di salute lo costringono a farsi da parte. A quel punto, la vittoria alle elezioni, con tre poli, ce la giochiamo noi e il “terzo polo”, e PDL e Lega sarebbero relegati in terza posizione, come sarebbe in ogni Paese normale. Vogliamo rischiare di regalar loro uno spazio politico immenso, di dar loro l’esclusiva dell’opposizione?
Insomma, credo che noi dobbiamo chiedere (e fare) più politica e meno tattica, più programmi e meno alleanze. E stavolta la buona politica è anche tatticamente conveniente. Dobbiamo sempre per forza scegliere l’opzione Tafazzi? Convinti?

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