Il primo turno delle primarie è archiviato. Il dato è incontrovertibile: Bersani ha vinto bene al primo turno, e pare avviato a una tranquilla vittoria al ballottaggio.
Renzi ha suscitato speranze, ma non abbastanza. Vendola ne è uscito in modo dignitoso, ma è stato poco più che un comprimario. Bersani ha vinto, come al congresso del 2009, proponendo la sua immagine di uomo solido, serio e di governo: quello che Renzi chiama in modo un po' sprezzante "usato sicuro", e che più correttamente si potrebbe dire: "non mi entusiasma, ma mi dà fiducia".
In queste primarie c'è un solo dato clamoroso: l'affermazione di Renzi nelle regioni rosse, di cui la Toscana è il caso più eclatante.
Una vera beffa per tutti quelli che già strillavano da giorni: Renzi vincerà con i voti di destra. Renzi ha stravinto in paesi e città dove la destra non esiste.
Io vi do la mia lettura, del tutto parziale: Renzi in Toscana ha vinto perché si è preso i voti di chi non ne può più. Di chi si sente ancora di sinistra, e che percepisce la macchina di governo del PD toscano come antipolitica, e che non vuole arrendersi a Grillo. Metà dei voti per Renzi non sono voti per Renzi. Sono voti contro. E non sono voti contro Bersani: sono voti contro chi sostiene Bersani. Sono voti contro la tracotanza di D'Alema, la follia della Bindi, contro i troppi, troppi, troppi funzionari del PD della Toscana, i troppi stipendiati della politica toscana, che continuano ad essere ciechi e a pretendere di essere i soli a poter dipingere il paesaggio politico. E' il voto che dimostra che il rinnovamento non deve essere anagrafico, ma di contenuti. Il PD toscano si vanta fino alla morte di avere una classe dirigente fatta di giovani. Son giovani cooptati dai vecchi, che in gran parte pensano come i vecchi ma non hanno la loro autorevolezza.
Il voto a Renzi è un voto contro. Contro chi demonizzava Renzi. I grandi sconfitti di queste primarie sono Enrico Rossi e Andrea Manciulli, il presidente della Regione e il segretario regionale del PD. E, sinceramente, questo non mi fa piacere. Ma i dati parlano chiaro.
Patrizio Mecacci, segretario fiorentino del PD, che aveva dichiarato: "se vince Renzi, non so se lo appoggio". Con tutta la simpatia che provo per Patrizio, ma come può stare politicamente in piedi questa cosa? Il segretario del PD di Firenze demonizza il 55% degli elettori del centrosinistra della sua provincia.
A me non piace Renzi, per un sacco di motivi. Ma trovo ridicolo chi continua a dire che Renzi è uno di destra. E' uno che ha un'idea di sinistra un po' diversa dalla mia, e un ancora più diversa da quella di Enrico Rossi. Ma che ha in testa una idea di sinistra, che ha pieno diritto di cittadinanza nel PD. Renzi è molto rozzo nel proporre la rottamazione. Ma lanciargli contro un esercito di Zombie non può che aiutarlo.
Potete essere liberi di non credere alla mia analisi. Del resto io sono quello che si scaglia contro gli inamovibili. Però vi voglio dare la controprova. Il risultato in provincia di Pisa è a netto favore di Renzi. A parte il capoluogo (si può ancora dire capoluogo, vero?). Dove chi sosteneva Renzi ha precisato di essere parte dell'apparato.
Sarebbe bello poter parlare di questo alla prossima segreteria regionale del PD. Se mai ci sarà.
Renzi ha suscitato speranze, ma non abbastanza. Vendola ne è uscito in modo dignitoso, ma è stato poco più che un comprimario. Bersani ha vinto, come al congresso del 2009, proponendo la sua immagine di uomo solido, serio e di governo: quello che Renzi chiama in modo un po' sprezzante "usato sicuro", e che più correttamente si potrebbe dire: "non mi entusiasma, ma mi dà fiducia".
In queste primarie c'è un solo dato clamoroso: l'affermazione di Renzi nelle regioni rosse, di cui la Toscana è il caso più eclatante.
Una vera beffa per tutti quelli che già strillavano da giorni: Renzi vincerà con i voti di destra. Renzi ha stravinto in paesi e città dove la destra non esiste.
Io vi do la mia lettura, del tutto parziale: Renzi in Toscana ha vinto perché si è preso i voti di chi non ne può più. Di chi si sente ancora di sinistra, e che percepisce la macchina di governo del PD toscano come antipolitica, e che non vuole arrendersi a Grillo. Metà dei voti per Renzi non sono voti per Renzi. Sono voti contro. E non sono voti contro Bersani: sono voti contro chi sostiene Bersani. Sono voti contro la tracotanza di D'Alema, la follia della Bindi, contro i troppi, troppi, troppi funzionari del PD della Toscana, i troppi stipendiati della politica toscana, che continuano ad essere ciechi e a pretendere di essere i soli a poter dipingere il paesaggio politico. E' il voto che dimostra che il rinnovamento non deve essere anagrafico, ma di contenuti. Il PD toscano si vanta fino alla morte di avere una classe dirigente fatta di giovani. Son giovani cooptati dai vecchi, che in gran parte pensano come i vecchi ma non hanno la loro autorevolezza.
Il voto a Renzi è un voto contro. Contro chi demonizzava Renzi. I grandi sconfitti di queste primarie sono Enrico Rossi e Andrea Manciulli, il presidente della Regione e il segretario regionale del PD. E, sinceramente, questo non mi fa piacere. Ma i dati parlano chiaro.
Patrizio Mecacci, segretario fiorentino del PD, che aveva dichiarato: "se vince Renzi, non so se lo appoggio". Con tutta la simpatia che provo per Patrizio, ma come può stare politicamente in piedi questa cosa? Il segretario del PD di Firenze demonizza il 55% degli elettori del centrosinistra della sua provincia.
A me non piace Renzi, per un sacco di motivi. Ma trovo ridicolo chi continua a dire che Renzi è uno di destra. E' uno che ha un'idea di sinistra un po' diversa dalla mia, e un ancora più diversa da quella di Enrico Rossi. Ma che ha in testa una idea di sinistra, che ha pieno diritto di cittadinanza nel PD. Renzi è molto rozzo nel proporre la rottamazione. Ma lanciargli contro un esercito di Zombie non può che aiutarlo.
Potete essere liberi di non credere alla mia analisi. Del resto io sono quello che si scaglia contro gli inamovibili. Però vi voglio dare la controprova. Il risultato in provincia di Pisa è a netto favore di Renzi. A parte il capoluogo (si può ancora dire capoluogo, vero?). Dove chi sosteneva Renzi ha precisato di essere parte dell'apparato.
Sarebbe bello poter parlare di questo alla prossima segreteria regionale del PD. Se mai ci sarà.
condivido (leggi cosa avevo scritto appena un'ora fa http://nonunacosaseria.blogspot.it/2012/11/il-premio-per-la-critica.html).
RispondiEliminaaggiungo una cosa.
secondo me, in toscana - o perlomeno dalle mie parti che non sono poi tanti chilometri lontano dalle tue - ha influito pure l'allucinante dibattito sull'accorpamento delle province, con rossi e i bersaniani tra i cattivi e renzi e i renziani tra i buoni (che poi renzi le voleva abolire del tutto, le province, ma meglio abolirle che lasciare il capoluogo alla città nemica).
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaAvendoti proposto sin da stamani questi concetti, sono d'accordo. Con qualche distinguo, però:
RispondiElimina1) Renzi sarà anche rozzo, ma la rivoluzione non è un pranzo di gala. I vari dirigenti cui ti riferisci (e parlo per esperienza diretta pisana) non si fanno certo disarcionare senza combattere; e fanno bene, dal loro punto di vista. Sarei un pochino stufo del "civismo" politichese benpensante "a la civati" per cui la rivoluzione digitale e Obama cambieranno la nostra esistenza ma si deve chiedere gentilmente di andarsene a qualche decina di nullità a libro paga dei poveri tassati come me.
2) Renzi porta a compimento un percorso di alternativa alla sinistra dossettian-comunista che ha lavorato con grandi risultati negli anni '60 e '70, si è incredibilmente screditato grazie all'avidità belluina dei socialisti craxiani, ed infine è stato messo all'indice dall'elitismo di Repubblica come sodale del nemico Berlusconi. Per la socialdemocrazia ammuffita made in italy è l'ultimo viaggio, quasi mi fa piacere che vinca Bersani perché sono a favore dell'eutanasia dolce e felice.
3) Quello che dici di Pisa è vero, ma (forse sbagliando) non credo che la mancata affermazione renziana sia totalmente ascrivibile alle facce note che l'hanno sostenuto.