martedì 24 luglio 2012

Anticipo o posticipo?

No, avete capito male, non vogliono anticipare il voto di sei mesi, lo vogliono posticipare di quattro anni e mezzo.
Perché, già, nessuno sa che fare, e allora ci vuole ancora Monti.
E nel frattempo, lo stesso segretario del PD che ha chiuso l'assemblea nazionale dicendo: "e qualcosa faremo", ma senza dire cosa, in questi quattro anni e mezzo, si potrà scegliere i giovani che piacciono a lui: " I nuovi non ce li porterà la tv. I nuovi verranno fuori per capacità, esperienza e rispetto per tutti quelli che ci hanno portati fin qui. Abbiamo bisogno di forze fresche e giovani ma anche esperte".
Ossequi, signor segretario.

lunedì 23 luglio 2012

Conoscete mica 30.000 iscritti al PD che...

...abbiano voglia di sostenere cinque referendum?

Perché a me piace molto fare polemica, quando non mi fanno votare m'arrabbio, e poi ci ripenso, m'accorgo che mi hanno preso in giro, e allora è ancora peggio.

Però insomma questa accusa di voler pensare sempre e solo alle nostre beghe interne (=del PD) non mi va giù e nemmeno quella di essere polemico a tutti i costi.

Perché la mia vita è fatta di uno stipendio bloccato (e per fortuna che c'è, finché l'Italia non fallisce), di trasformare le ex stalle dei maiali di Nonno Mario in una casa (con le banche che non danno i mutui), di un lavoro che mi piace un sacco (e che mi piacerebbe molto di più se avessimo fondi per fare ricerca).
La mia vita è fatta di una famiglia non a norma (perché sui diritti civili in Italia non hanno problemi solo le coppie gay), ma che si basa sull'amore, di un figlio che si spera arriverà, magari prima della fine dell'anno, e allora vorrei che avesse buone scuole, un posto bello in cui crescere, un Paese più libero e solidale, e magari vorrei che da grande potesse sposarsi (con una persona che ama, del suo sesso o dell'altro sesso).

E a mensa al CNR, alle cene con gli amici, anche alle riunioni di partito parlo cento volte di queste cose e cinque volte di regole, primarie, ricambio, democrazia interna (perché queste cose mi stanno sul cavolo anche a me, basterebbe fossero acquisite e si potrebbe non parlarne più).

Ecco allora questo weekend noi, noi contestatori, noi preclusi, noi-che-si-parla-sempre-di-primarie, siamo stati ad Albinea, per parlare della Prossima Italia.
Il Fatto quotidiano dice che, in tre giorni, avremmo deciso che se il PD va con l'UDC allora si lascia il PD. Poi però, nel video allegato Pippo, Thomas, Dino e Giulia non dicono proprio così. Comunque va bene lo stesso.

Il fatto però è che, ad Albinea, avremmo deciso di provare a fare una cosa: dare la parola agli iscritti e agli elettori del PD, su cinque cose concrete. Alla faccia di chi parla sempre di nomi e di primarie: fisco, diritti, ambiente, spesa pubblica e alleanze. Per fare questi referendum ci vogliono le firme di 30.000 iscritti al PD. Allora, anche a chi ci accusa di essere polemici, chiediamo: li facciamo questi referendum? Perché quando non si vota, si urla, ma quando si vota poi sappiamo essere leali: in democrazia si fa così.

domenica 22 luglio 2012

Le Lasagne di Nico e i democratici non praticanti

Come dice Dino Amenduni (uno che di comuncazione se ne intende) la più grande sorpresa di Albinea, terzo anno, è stato trovare più gente delle altre volte, più gente che veniva da ogni parte d'Italia.
All'Assemblea Nazionale ci accusano di parlare delle nostre beghe, solo perché chiediamo più democrazia. Chi ci accusa dovrebbe venire ad Albinea, a vedere se parliamo di beghe interne o se parliamo delle cose da fare per rilanciare l'Italia. Pare strano, ma ad Albinea non veniamo solo per il gnocco fritto e per le lasagne di Nico, che da sole valgono il viaggio.
Ad Albinea vengono a confrontarsi con noi piccoli imprenditori che si sentono democratici, ma che alle ultime elezioni non han votato, e giovani che ci dicono in faccia: se il PD fosse come voi lo voterei, ma per ora non chiedetemi di votarlo.
Pippo Civati ha definito queste persone in modo fantastico: democratici non praticanti.
Io vorrei che fosse chiaro a tutti che quando proviamo a scuotere il PD lo facciamo per un solo scopo: costruire un PD che meriti il voto e la militanza dei democratici non praticanti, che per inciso sono molti molti molti di più di quelli che votano l'UDC.

martedì 17 luglio 2012

4726 volte scusa

Il 25 ottobre 2009, 4726 cittadini della Provincia di Pisa hanno votato, alle primarie del PD, Ignazio Marino.
Per colpa delle liste bloccate, che mi conoscessero o no, che mi giudicassero capace o no, io sono stato spedito in Assemblea Nazionale a rappresentare questi elettori del PD.
Sabato scorso 14 luglio 2012, io non sono stato in grado di rappresentarvi degnamente, non sono stato in grado di votare, mi sono fatto fregare, insieme agli altri 350 delegati presenti.
Come spiego con dovizia di particolari sul sito di Prossima Italia mi hanno fregato quattro volte: non mi hanno fatto contare i voti favorevoli, mi hanno inventato che non potevo votare per colpa dei regolamenti parlamentari, o perché il segretario aveva già detto qualcosa di troppo simile. Infine, mi hanno detto che l'assemblea si doveva fare in tempi ridotti per colpa degli impegni del Parlamento (che invece non esistevano).
Mi sono accorto che mi fregavano, ma le motivazioni esatte so darvele solo ora. Avrei invece fatto meglio a dirle sul palco, direttamente sabato scorso.
Dei 4726 di cui sopra, alcuni non saranno più elettori o più iscritti del PD, perché non sono stato (non siamo stati) abbastanza bravi a rappresentarli, o perché il PD di oggi è troppo diverso da quello che auspicavano. Altri stanno ancora, a modo loro, dentro il PD, e cercano di cambiarlo. Altri votano ancora il PD (più o meno turandosi il naso) ma non hanno più voglia di fare politica attiva. Altri, infine, sono ancora nel PD, e magari hanno cambiato idea e stanno con la maggioranza.
A tutti questi, indistintamente, io sento di dovere delle scuse, perché sabato scorso, in loro rappresentanza, non ho fatto valere il mio diritto di usare questa benedetta delega.

domenica 15 luglio 2012

L'AmbaraDalema

Un solco sempre più profondo tra Bersani e D'Alema.
Un D'Alema in sempre più splendido isolamento, fotografato ieri da Popolino.
Però lo scoop ce l'ho io. Perché non si limita solo a criticare il segretario, dicendo che sarebbe stato meglio far votare gli ordini del giorno preclusi, ma guardate un po' qui?

Usa l'ambaradan!

Bega su bega noi arriveremo a Roma. Malgrado loro.

Però intanto ripartiamo da Albinea, sabato e domenica prossimi.
Mi fa molto piacere vedere che un po' di blog che cerco di seguire provano a spiegare meglio di me e in modo più conciso e pacato di quanto avessi fatto io ieri sera, cosa sia successo ieri. E di come la dirigenza del PD sia sempre più assediata: non da noi, ma dal mondo che sta fuori.
Allora Pippo prova a spiegare dove si possono mettere le loro interpretazioni personalissime dei regolamenti parlamentari, Paolo Cosseddu (tagliati la barba!) si difende, Jacopo ci racconta come l'ha vissuta lontano dal caos e dalla calura, Fabian Pavel ci rammenta che non è più stagione di caminetti.
Il bello dello scrivere qualcosa è che lungo la strada si trovano altre persone con la quale riflettere e confrontarsi. Ad esempio Emanuele Contu, di cui condivido molto di quel che scrive, e soprattutto condivido tutto del perché scrive.
Ma forse, come ci fa notare Ale Siro, Makkox ci batte tutti. Alla grande.

sabato 14 luglio 2012

Le nostre beghe. Perché sia chiaro a tutti.

(che poi quando ho deciso di aprire un blog ho anche pensato: però cavolo, non voglio fare un blog per parlare dell'ombelico del PD...)

Oggi sono stato all'Assemblea Nazionale del PD. E dire che ero partito pessimista e che alla replica di Bersani lo ero un po' meno. Bersani, che si è pure permesso di bacchettare Franceschini e Letta, perché parlano troppo ai giornali e meno in assemblea, e di spiegare, col sorriso, che non ha senso invocare lo statuto per evitare altri candidati del PD alle primarie per il Premier, e neppure chiamare i carabinieri.

Poi è successo quello che tutti temevamo. Lo temevamo perché ogni nostro tentativo di far votare un documento sui diritti civili era stato respinto, in tutte le assemblee precedenti, e perché ogni nostro tentativo di far votare un documento sulle primarie era stato respinto, in due assemblee precedenti.

Già perché quando si vuole evitare una cosa, ma evitare anche una figuraccia, il metodo Bindi prevede che la presidenza decida di non far votare gli ordini del giorno, anziché lasciare che l'assemblea voti contro.

Per essere chiari: Bersani ha parlato del problema degli esodati. Alcuni parlamentari, compresa la nostra Maria Grazia Gatti, hanno proposto un'ordine del giorno sul tema, per rafforzare le parole di Bersani, hanno raccolto trenta firme (compresa la mia), lo hanno portato alla presidenza, e l'ordine del giorno è stato approvato.

Poi Bersani ha parlato delle primarie per il premier e delle "primarie" per i parlamentari. Noi di Prossima Italia abbiamo raccolto trenta firme, per rafforzare le parole di Bersani sul tema. La "presidenza", senza raccogliere trenta firme, ha raffazzonato un ordine del giorno, per distorcere le parole di Bersani, ha fatto votare quell'ordine del giorno (presentato entro le 13 come il nostro? C'erano le 30 firme?), e poi ha detto che, votato quello, era preclusa la votazione degli altri ordini del giorno sul tema, perché non si può votare su una cosa che Bersani ha già detto. Notate la differenza con quanto sopra?

Sui diritti civili stessa solfa. Un documento "ufficiale" che prevede pochi diritti, ne viene presentato un altro che rafforza i diritti. Ma la votazione è preclusa dall'approvazione del documento ufficiale.

Insomma, quando la Presidenza vuole si può votare per rafforzare un concetto già espresso, quando la presidenza non vuole non si può.

Perché?

Perché Bersani è disposto a fare, le primarie per il premier, ma molti dei suoi sostenitori non vogliono. Già, perché se Bersani fa il candidato premier col voto di qualche milione di persone, come faranno poi i sostenitori di Bersani a chiedere qualcosa in cambio? Se invece Bersani fa il candidato premier, perché lo chiedono Bindi, Letta, Franceschini, i giovani turchi socialdemocratici, e gli ultra conservatori di Fioroni, allora in cambio si possono chiedere dei posti nelle liste "bloccate".
E per lo stesso motivo Bersani è favorevole alle primarie per i parlamentari, ma i sostenitori di Bersani molto meno, e per lo stesso motivo non si riesce a dire primarie, ma "forme di partecipazione" e comunque ogni ipotesi di riforma di legge elettorale deve prevedere un "premio di governabilità", un listone bloccato di parlamentari: è lì che si annidano le "competenze", leggasi quelli che arrivano da Marte e scansano ogni tipo di confronto democratico.

Insomma, dice Bersani, basta parlare di noi, basta parlare di regole. Parliamo dei problemi del Paese, delle nostre beghe.
Il problema è che io penso, come molti, che il Partito Democratico non è in grado di parlare al Paese finché non si rinnova profondamente. E allora, decidere se ci saranno 2 deroghe alla regola dei tre mandati, o 30 deroghe, decidere come saranno scelti i nostri prossimi deputati e senatori non è secondario. Perché gente che sta in Parlamento da 15 anni, senza neanche scomodarsi a scendere sulla Terra per fare la campagna elettorale (grazie al porcellum) non lo sa quali sono i problemi del Paese, e quindi non può risolverli.

Per i politici a vita il problema è la maggioranza del PD. Per me il problema è che se l'Italia non riparte sono a rischio il mio posto di lavoro, la mia permanenza in Italia, la possibilità dei miei familiari di aiutarmi. Insomma, la vita mia e della mia famiglia. E allora, prima che Grillo mandi a casa tutto il PD, la mia bega principale è riuscire, con le buone o con le cattive a mandare a casa questa gente. E credo che la delega che ho ricevuto alle primarie per l'Assemblea Nazionale la devo usare per questo.


Ora le è più chiaro quali sono le mie beghe onorevole segretario?

Marziani e incompetenti

Live dall'assemblea nazionale PD.
Dario Franceschini afferma solennemente che le primarie, se vanno fatte, dovranno essere per molti ma non per tutti.
Perché il gruppo parlamentare deve essere fatto da rappresentanza dei territori e da competenze.
Questo argomento è ripreso da molti di quelli che, col porcellum, facevano le liste un po' come pareva loro, e recentemente è stato affermato con forza anche dal segretario regionale toscano del PD.
Insomma, ci vuole uno di Pisa, uno di Genova, uno di Torino, uno di Castelfiorentino, uno di Vicenza, uno di Monza, perché dobbiamo rappresentare il territorio (e loro, forse, potranno essere scelti con "meccanismi di partecipazione"). Poi ci vorranno uno storico dell'arte, un chirurgo, un operaio, un insegnante, un imprenditore e un filosofo, per garantire le competenze.
Trascurando il non trascurabile fatto di chi sceglierà chi sono i competenti (Moody's?), noi in questo modo ammettiamo candidamente che vogliamo un parlamento di residenti su Marte molto competenti, e di persone molto radicate e buone a nulla.
Già ma quale alternativa? I "competenti" vivranno da qualche parte?
Allora un partito serio potrebbe far fare le primarie, a uno storico dell'arte di Pisa, un chirurgo di Genova, una operaia di Torino, una insegnante di Castelfiorentino, un imprenditore di Vicenza, un filosofo di Monza. Che magari, quelli radicati e competenti, a volte, le primarie le vincono.