lunedì 29 luglio 2013

Una calda giornata toscana con Pippo Civati

Pippo Civati aveva promesso che sarebbe venuto alla festa provinciale del PD di Pisa, sabato 27 luglio alle 18, e che a seguire, sarebbe venuto alla festa provinciale di Livorno, alle 21.

Pippo poteva prevedere che sarebbe stato uno dei giorni più caldi dell'anno, ma non che l'ostruzionismo in Parlamento dei grillini avrebbe sconvolto il calendario settimanale. Però gli impegni si mantengono e, appena saputo che l'ostruzionismo in Parlamento sarebbe terminato, Pippo si mette in viaggio, nonostante il calendario settimanale sia stato tutto stravolto. E così, Pippo arriva in macchina, da solo, e rientra in macchina, da solo, nella notte, dalle sue donne (dalle sue bimbe, diremmo noi toscani) a Verona. Ma solo per portarle a Milano, dove oggi aveva un aperitivo.

E poi c'è chi lo chiama fighetto.

Pippo arriva a San Miniato, caldo torrido, ma arriva un refolo d'aria (Civati è una ventata d'aria fresca, dicono i fans senza se, e senza ma).

Tra le domande, stile "Berlinguer ti voglio bene", si succede un microdibattito:
"Ma a che servono ll'iscritti se i''segretario lo votan tutti?"
La domanda successiva lo chiarisce benissimo:
"L'iscritti, l'iscritti, l'iscritti una sega, a noi ci devan vota' anche quell'artri!", che esprime meglio di tutti la necessità di un Partito aperto.

Poi si parte e si arriva a Livorno, dove per una sera il vento di mare si fa attendere. Dove Miro mi vede arrivare, ma non si accorge che ero nel "codazzo" di Civati, mi viene incontro per salutarmi e quasi sbatte nel candidato segretario, che da vero fighetto, gli batte sulla spalla: "Ma che fai non mi saluti?". E Miro strabuzza gli occhi.

E poi, giro delle cucine, tra i tavoli, tra la gente. Da vero fighetto, direi.

E anche qui un sacco di scambi di battute. Tra cui Piero di Peccioli, che scatta in piedi come una molla e gli dice: "Civati, mi raccomando, cambia direzione a questo partito, perché Letta c'ha portato in un vicolo cieco.
"E anche a marcia indietro", chiosa Civati.

A volte una battuta vale più di un editoriale (specie a leggere gli editoriali di questi giorni...)

Ma la battuta più bella, è quella del nostro affezionatissimo, ed è rivolta ad Andrea Colli, che la racconta così:
"Perdonatemi se insisto ma io sono un musicista e quindi vivo di emozioni. Siccome dopo il Pci ho vissuto un periodo di randagismo politico, quando Pippo Civati venne anni fa a Livorno e io partecipai alla sua iniziativa, fu per me così convincente che il giorno dopo presi la tessera del Pd. eri sera gliel'ho ricordato e lui, carico di ironia che lo contraddistingue dagli altri (per esempio Renzi non è ironico, è guappo), mi ha risposto:"Ti chiedo perdono per questo".

Ma il candidato che dice?
Una breve videosintesi la potete vedere qui sotto, a cura del PD Livorno.

E poi c'è la carica simbolica di Livorno, che potrebbe ispirare il tema più importante di questo congresso.

2 commenti:

  1. No, non m'ha detto così. E' stato ancora meno fighetto. Evidentemente consapevole che mi svegliano solo i toni da carabiniere, accortosi che lo stavo urtando senza vederlo (guardavo te, Samu: riesco a vedere solo una persona alla volta) con voce ironicamente seria mi fa: "lei che ci fa? qui non può stare!". Al che mi volto e, immediatamente, mi giustifico: "non ti vedevo perché sono incazzato che non m'hanno ancora portato da mangia' (moccolo)". In qual preciso momento è arrivato il compagno a servire al tavolo. Lo vedi? Basta che arrivi Pippo e il partito funziona!

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  2. una cosa sola qui te la voglio lasciar scritta:
    grazie per il tuo lavoro.

    Niente più.

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